di Michele Serra da La Repubblica
Duecentotrentuno milioni di euro e' la cifra che lo Stato italiano intende spendere per cinema, teatro e lirica nell'anno corrente. Lo stanziamento e' talmente esiguo da avere spinto la Consulta ministeriale a rifiutarsi di decidere: si puo' spartire una torta, non si puo' spartire un mucchio di briciole. Che arte e cultura possano e debbano vivere solo dei loro incassi e' un concetto palesemente truffaldino. Perche' senza mecenatismo privato e pubblico nessuna arte, in nessuna epoca, in nessun paese avrebbe mai potuto attecchire e svilupparsi: progettualita', pensiero, creazione, sperimentazione non sono "beni" immediatamente misurabili in termini di rendimento economico. Sarebbe come pretendere che i ricercatori scientifici portassero a incasso, ogni anno, piu' di quanto hanno speso per ricercare. Morirebbe la ricerca scientifica. Il bilancio delle arti non e' mai calcolabile nel breve periodo. Al botteghino si contano i proventi immediati, ma il prestigio culturale e la crescita intellettuale di un paese, specie di un paese come il nostro che ha tra i suoi pochi punti di eccellenza un patrimonio artistico e culturale unico al mondo, non e' un conto che si puo' fare con la grettezza del contabile. Impoverire il tessuto culturale di una qualsiasi comunita' e' comunque un atto di cecita'. Farlo in un Paese come il nostro e' puro sabotaggio, soprattutto contro le nuove generazioni. Alpunto che e' legittimo sospettare che.... continua a leggere qui
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