di Goffredo Fofi da L'Unita'
Sono molte le contraddizioni del sindacato. Ci sono per esempio quelle che gli vengono dall'essere una grande istituzione con tutti i problemi delle grandi istituzioni (come accade per esempio nella chiesa, e una volta accadeva nei grandi partiti: un mare di funzionari, settori e "scale" interne di carriera diversificati, con le rivalita' tra correnti e fazioni che ne conseguono). C'e' per esempio, ed e' la maggiore quanto alla possibilita' di incidere fortemente sulla realta', la divisione per settori professionali tra piu' sindacati o sotto-sindacati che hanno idee diverse dell'Italia e anche dei propri compiti, che hanno una diversa lettura del presente, e hanno "tesserati" con bisogni e interessi non sempre convergenti i quali rimandano a precisi settori socio-economici che non sempre avvertono lo stimolo e il bisogno della solidarieta' all'interno della popolazione lavoratrice e di questa con la parte "non garantita" (ammesso che ci siano settori di proletariato o di ceto medio ora davvero garantiti).Oltre gli operai - che, come sappiamo, vivono oggi una condizione di forte isolamento sociale e di forti difficolta' - ci sono i pensionati, gli avventizi, i precari, i disoccupati, e gli immigrati col permesso di vivere o senza il permesso di vivere. Il sindacato (come la chiesa, e come l'entita' burocratica auto-referenziale che e' diventata la politica) ci si presenta dunque come un panorama complesso, a molte tinte. La differenza dalla politica e' che il sindacato ha una legittimazione . . . continua a leggere qui
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