di Adriano Sofri da La Repubblica
Vediamo se non sia andata cosi'. Berlusconi era finito, nel suo credito politico e personale, da un bel po' di tempo. E' restato li' a mezz'aria, perche' non era pronta la successione, e in molti erano convinti di trarre vantaggi dalla sua dilazione. Intanto i "suoi", spaventati di sprofondare con lui, leporelli da strapazzo col don Giovanni da strapazzo. Ma soprattutto la Lega, persuasa che il tempo giocasse a suo favore, e che tutto quello che Berl. e il Pdl perdevano finisse per trasfusione a lei. Berl. non governava. Si occupava degli affari suoi, patrimoniali e giudiziari (coincidono) oltre che di esibizioni estere: col ministro ridotto a controfigura delle bravate da caserma di Berl. coi grandi e i satrapi della terra. Per il resto, Berl. era un ostaggio nelle mani della Lega, che governava con Tremonti e Maroni. I sondaggi continuavano a rispondere a Berl. come lo specchio alla matrigna, che lui era il piu' amato del reame, benche' Biancaneve fosse gia' grandicella. Rassegnata a una berlusconizzazione intima degli italiani, buona parte dell'opposizione aveva ripiegato sulle procure, o sulla manovra parlamentare. La seconda si era tradotta in un disastroso passo falso con la mozione di sfiducia, rintuzzata dalla compravendita di deputati con famiglia, cosi' da eclissare la candidatura di Fini. In ognuna di queste occasioni la dilazione sembrava lavorare per il re e la sua corte. Cosi' il rinvio di quindici giorni della discussione della sfiducia a dicembre, prezioso per chiudere con Siliquini e Scilipoti, Dorine e Proci. Così l'impudente separazione fra le date delle amministrative e dei referendum. Avevano capito male... continua a leggere qui
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