Mostra che va, mostre che vengono al Palazzo reale di Caserta. Ieri è stata rimossa la rassegna di arte contemporanea «Cinquant'anni di arte in Italia dalle collezioni della Gnam (Galleria nazionale d'arte contemporanea di Roma) e Terrae Motus», che tante critiche aveva provocato per l'audacia della collocazione. Per quattro mesi, infatti, la selezione di 50 opere dei più grandi artisti italiani del secolo breve aveva «invaso» e, secondo alcuni, alterato l'atmosfera e la percezione delle sale storiche degli Alabardieri, delle Guardie del Corpo, di Alessandro, di Marte, di Astrea, per finire nella fastosa Sala del Trono. Soprattutto quest'ultima sistemazione aveva provocato le maggiori perplessità: fra gli ori e le ricche decorazioni della più regale fra le sale del palazzo era stata collocata la maggior parte delle opere provenienti dalla Gnam e quelle di Terrae Motus che documentavano gli ultimi 50 anni di arte italiana. Di segno e impianto completamente opposto, invece, le due mostre in preparazione da oggi. «Utopiche visioni e neoclassiche compostezze a Palazzo reale» e Ferdinando e Carolina sono, infatti, i temi delle esposizioni, decisamente in linea con l'ambiente, che verranno inaugurate presumibilmente il 12 dicembre, giusto in tempo per entrare nella programmazione del Natale alla Reggia (peraltro, ancora in fase di definizione).
«La nostra attività non si ferma, nell'ottica della valorizzazione del monumento. Entrambe le mostre che stiamo preparando sono tese a proporre una lettura più attenta ed accurata del palazzo, mettendone in risalto, cioè, aspetti e angoli spesso poco noti degli appartamenti storici», dice la Soprintendente ai Beni artistici, Paola Raffaella David, che ribadisce la giustezza e l'efficacia della mostra che si è appena conclusa. «Con quella iniziativa abbiamo voluto aprire gli spazi del Palazzo alle suggestioni e alle proposte degli artisti contemporanei e ricordare che Caserta, grazie alla collezione di Lucio Amelio che la Reggia ospita, è uno dei poli di arte contemporanea più importanti d'Italia. Una scelta certo audace — dice — ma apprezzata dal pubblico, a parte qualche visitatore poco colto che ha criticato l'allestimento e anche l'aumento di 4 euro del costo del biglietto d'ingresso».
E a sostegno della sua tesi, la Soprintendente porta numeri e dati. «Nonostante il prezzo del ticket più alto (che da domani torna ad essere quello solito di 9 euro, ndr), rispetto allo stesso periodo (luglio-ottobre) del 2010, quest'anno abbiamo registrato un incremento di visitatori del 7 per cento circa. Sono stati 199.036 nel 2010 (40342 a luglio, 74254 ad agosto, 44280 a settembre, 40160 a ottobre), 213.422 nel 2011 (46.700 a luglio, 68.687 ad agosto, 55035 a settembre, 43000 ad ottobre. Un risultato che ci incoraggia a continuare sulla strada intrapresa».
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