"Il piano per il Sud del governo Berlusconi? Solo un'operazione pubblicitaria". E' questo il giudizio unanime sul quale concordano tutti gli esperti e gli economisti intervenuti oggi al dibattito organizzato sul tema dalla Fondazione presieduta da Antonio Bassolino, Sudd. "Il Piano da cento miliardi di euro per il Sud Italia varato dal Governo - chiarisce Gianfranco Viesti, meridionalista e docente di politica economica presso l’Universita' di Bari – e' solo un'operazione pubblicitaria perche' innanzitutto esso non stanzia nuove risorse ma utilizza fondi che direttamente o indirettamente gia' spettano alle Regioni nell’ambito dei fondi europei 2007 – 2013 e dei fondi Fas. L'unica differenza e' che adesso si assiste ad un tentativo, da parte del governo, di 'centralizzarne' l'utilizzo". Ecco perche', secondo i relatori intervenuti al seminario organizzato dalla Fondazione Sudd, adesso tocca ai singoli governatori fare in modo che cio' non accada. "A Roma la sfida e' persa" avverte Luca Bianchi, vice - direttore della Svimez, secondo il quale pero' un'altra partita da giocare c’e' ed e' quella sui singoli territori: "Qui i fondi sono ancora nelle disponibilita' delle amministrazioni regionali – spiega Bianchi – e infatti dopo l'annuncio del piano il ministro Fitto si e' particolarmente impegnato a fare il giro delle singole regioni … A prescindere dal partito di appartenenza pero' ci vorrebbe da parte dei governatori del Sud una maggiore mobilitazione politica visto che il Piano del Governo e' solo un'operazione di "make up" estetico che non mette nelle casse delle regioni un solo euro in piu'". "Questo piano e' la sanzione definitiva della liquidazione, da parte del governo Berlusconi, della priorita' dei problemi del Mezzogiorno nella gerarchia della politica economica nazionale" aggiunge Ugo Marani, professore di politica economica presso l’Universita' degli Studi di Napoli Federico II, secondo il quale "con questo pacchetto di misure il Governo non fa che riproporre come nuove risorse che in realta' erano gia' stanziate per il Sud attraverso i fondi Fas e strutturali. Anzi, adesso il loro ammontare risulta pure diminuito. E' evidente che si tratta solo di uno spot pubblicitario a fini politici". Ugualmente critico Alfonso Marino, docente di economia presso la Seconda Universita' degli Studi di Napoli, secondo il quale pero' se e' legittimo criticare nel merito il provvedimento e' anche necessario proporre delle alternative: "E’ necessario – dice - declinare una diversa idea di ricchezza, progettare categorie nuove, diverse, che consentano al Sud Italia di sciogliere nodi come quello in virtu' del quale le donne meridionali sono le piu' colte e le più preparate d’Italia ma le meno inserite nel mondo delle professioni". Propone invece la convocazione degli Stati Generali del Mezzogiorno l’eurodeputato del Partito Democratico Andrea Cozzolino: "Il vero problema – spiega - e' che non esiste un’iniziativa politica che, prendendo atto dei tagli, difenda gli interessi del Mezzogiorno". Cozzolino poi lancia l’allarme: "Con la delibera Cipe dell’11 gennaio scorso ormai si interviene centralizzandoli anche sui fondi comunitari regionali: queste risorse da anticicliche e aggiuntive verranno trasformate in fondi da utilizzare per la spesa corrente dei ministeri. Tutto questo e' avvenuto con il consenso dei presidenti delle Regioni del Mezzogiorno. I veri penalizzati da queste politiche sono i giovani e le donne meridionali. Altro che partito del Sud. Servirebbe un movimento che metta al centro queste due categorie sociali".
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