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Festivalization: come le kermesse culturali fanno decollare economia e territorio

13/07/2010

Non ci sono cifre ufficiali, ma una stima parla di circa diecimila festival e manifestazioni culturali programmate in tutto il mondo, la meta’ delle quali a carattere internazionale, con un aumento registrato negli ultimi dieci anni del 30 per cento. Solo in Italia se ne contano circa quattrocento: dai festival rock a quelli di musica classica, dai festival di teatro a quelli di teatro di strada, di poesia, di filosofia, di letteratura, di economia, di fantascienza, di scienza, della mente... Una tale abbondanza mostra non solo che le manifestazioni culturali sono un elemento centrale nella vita culturale di un paese, ma e’ questa la cosa piu’ importante sono un fattore di crescita economica. Dagli anni Ottanta, e’ stato sempre piu’ evidente che i festival artistico-culturali, specie se a carattere internazionale,non si limitano ad essere uno strumento di promozione turistica per il territorio, ne’ un'attrazione riservata a spettatori gia’ orientati al consumo culturale, ma sono anche un volano di crescita economica e sociale, un mezzo di rilancio territoriale. In termini tecnici si chiama “festivilization": l'incidenza che i festival hanno sui valori sociali, sul senso di identita’ e sull'orgoglio territoriale, ma anche sull'apertura del dialogo con altre culture, tutti fattori che nel medio e lungo periodo producono redditivita’. “Gli esperti parlano di redditivita’ complessa”, dice Renato Quaglia direttore del Napoli Teatro Festival che si e’ svolto lo scorso giugno con oltre 120milaspettatori. “Per constatare l'impatto di una manifestazione culturale finora si ricorreva al solito consuntivo quantitativo: numero di spettatori, numero di biglietti, costi, ricavi. ... Ora invece vengono messi in primo piano gli indicatori qualitativi - l'indotto, diretto e indiretto, di breve, medio e lungo periodo, che il festival determina sul proprio contesto di riferimento - e i valori identitari a cominciare dal dialogo tra culture locali ed internazionali. Questo vuoi dire che la valutazione di impatto di una manifestazione ha a che fare piu’ con fattori come percezione di una citta’, attrattiva, capacita’ di richiamare i creativi che poi innescano altra creativita’, che con i biglietti venduti o i turisti richiamati”. Proprio su questi temi il Napoli Teatro Festival viene monitorato come un "modello" dalla Facolta’ di Economia dell'Universita’ Federico II di Napoli dalla sua nascita, tre anni fa: questo perche’ il NTF e’ il principale  e piu’ internazionale festival di creazione teatrale in Italia e il primo a organizzarsi con strategie artistiche ed economiche di sviluppo locale e nazionale integrate, in interazione con altre iniziative culturali che fanno tutte capo alla Fondazione Campania dei Festival presieduta da Rachele Furfaro. “Ci siamo organizzati in modo nuovo, partecipato, come una SPA - spiega Renato Quaglia - C'e’ una solida struttura organizzativa di comunicazione, tecnica, promozionale come nei festival tradizionali, ma molte attivita’ sono affidate ad altre organizzazioni locali come in un processo di germinazione che a noi fa risparmiare soldi, fa nascere nuove imprese culturali e soprattutto mette in moto forme di produttivita’ allargata e alternative di sviluppo in una citta’ come Napoli”. Il primo laboratorio di festival connesso a simili dinamiche di sviluppo economico ? stato il festival del teatro di Edimburgo. Una indagine del 2005 rivela il suo impatto sulla citta’ e sulla Scozia: 2,5 milioni di visitatori (15% dei quali non britannici) che penano alle strutture ricettive scozzesi 76 milioni di sterline, di cui 49 milioni nella sola Edimburgo, generando 2500 posti di lavoro. Ma soprattutto il festival porta un indotto che si aggira sui 240 milioni di euro l'anno. I dati di oggi dicono che, pur in tempi di crisi economica, Edimburgo (che intanto e’ arrivata a produrre ben nove festival) non ha subito nessuna flessione. E così Avignone dove da 63 anni si svolge un festival internazionale di teatro: i dati di investimento delle imprese sul territorio francese, per il terzo anno consecutivo, sottolineano che la provincia di Avignone, rispetto ad altre provincie limitrofe, registra un +38% di nuove imprese che considerano quel territorio piu’ appetibile, piu’ tollerante, internazionale, aperta al dialogo. Grazie al festival. “Noi siamo ancora un festival giovane, abbiamo solo tre anni di vita ma con un budget di 6,5 milioni di euro allochiamo risorse in Campania per il 71%, nel resto d'Italia per il 19%, all'estero il 10% - dice Quaglia – La Fondazione Campania dei Festival che fa attivita’ tutto l'anno, grazie alla sua struttura integrata crea importanti partnership con associazioni, gruppi, facolta’ universitarie, case editrici, teatri cittadini, strutture di volontariato, imprese private di Napoli, ognuno responsabile di un pezzo del festival o delle altre iniziative. In questo modo il NTF non porta solo turisti ma sviluppa altre economie e imprese”.

Queste strategie, spiegano anche perche’ altre metropoli hanno avviato investimenti in festival culturali. Da Montreal a Singapore, da Melbourne a Shanghai, da Hong Kong a Chicago, Berlino... L'obiettivo delle citta’ e’ di proporre attrazioni culturali capaci di posizionarle sul mercato nazionale e internazionale per di sviluppare l'economia. E contrastare la crisi, come dimostra il caso di Manchester. Tre anni fa, in piena depressione sociale, con l'industria a terra, dati di disoccupazione al  9 per cento, la municipalita’ decide di investire su un festival del teatro perche’ secondo Peter Saville, consulente per il Piano strategico di Sviluppo di Manchester, era lo stimolo per risvegliare l'orgoglio della citta’ nella competizione con Edimburgo e per “iniettare nella gente la convinzione che il mondo non e’ limitato ai confini urbani in crisi, ma esistono soluzioni e futuro”. “Questa consapevolezza per noi italiani e’ molto interessante - butta li’ Renato Quaglia – perche’ in tempi di crisi la cosa peggiore e’ l'atteggiamento depressivo: una comunita’ che pensa che la situazione non possa cambiare rende vano anche ogni intervento di welfare. Un festival modifica la percezione della citta’, modifica il rapporto dei cittadini tra il proprio presente e il proprio futuro, la considerazione del se’ e del se’ in rapporto con il mondo. Questi sono i parametri e gli obiettivi su cui devono muoversi le politiche strategiche connesse a una certa idea di festival. Sono anche meccanismi economici nuovi di cui bisogna tenerne conto. Tanto piu’ in Italia dove e’ necessario creare prospettive per rispondere alla crisi economica. E soprattutto per intravvedere un futuro oltre la continua emorragia di contributi pubblici alla cultura?.

ANNA BANDETTINI da Repubblica, Affari & Finanza

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