di Michelangelo Borrillo da Il Corriere del Mezzogiorno Economia
Piu' di 30 miliardi di euro andati in fumo. E' il prezzo della crisi pagato dal Mezzogiorno in termini di valore aggiunto (Pil). Rispetto alle previsioni effettuate prima dell'inizio della congiuntura negativa, nel 2008, la regione italiana (e non solo meridionale) che ha subito un taglio maggiore di valore aggiunto in termini percentuali e' stata la Puglia (meno 12,3 per cento al pari del Veneto). Poco distante la Campania (meno 11,1 per cento) che, in termini assoluti, e' la regione meridionale che ha perso di piu': meno 10,6 miliardi contro gli 8,6 della Puglia, i 7,2 della Sicilia (meno 8,7 per cento), i 2,8 della Calabria (meno 8,5 per cento) e il miliardo della Basilicata (meno 9 per cento) per complessivi 30,2 miliardi che salgono a 37,3 (meno 10,4 per cento) se si considera il Mezzogiorno in senso lato anche con Sardegna, Molise e Abruzzo. L'analisi emerge dalle elaborazioni effettuate dalla Cgia di Mestre che ha messo a confronto l'entita' del valore aggiunto (Pil) di ogni regione registrata nel 2010, con le previsioni fatte nel periodo in cui la crisi non era ancora scoppiata (luglio 2008). "E' indubbio che la crisi ha colpito soprattutto le regioni dove e' piu' diffuso il comparto manifatturiero - spiega Giuseppe Bortolussi, direttore dell'Ufficio Studi della Cgia di Mestre - considerato che rispetto agli altri il settore metalmeccanico, quello del tessile/abbigliamento, quello delle calzature e del legno hanno risentito della concorrenza internazionale dei Paesi emergenti e della profonda trasformazione tecnologica che queste realta' produttive sono state costrette ad affrontare... continua a leggere qui
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